“Un Commissario alle materie economiche o alla concorrenza sarebbe molto importante per l’Italia” e ne avrebbe tutti i diritti vista la manovra approvata, “la più grande manovra espansiva e sociale di sempre”. Ettore Licheri, presidente 5S della Commissione Politiche europee del Senato, non ha dubbi. I timori che il nostro Paese resti escluso dalle trattative sulle nomine europee, dunque, sono infondate.
Eppure, a vedere Macron e altri leader europei, è proprio quella.
«Chiariamo subito che tutti i timori di insostenibilità del debito sono infondati e l’Italia non andrà incontro a nessuna sanzione. Da una simile evenienza, peraltro, deriverebbero enormi danni sistemici all’intera economia europea. Ricordiamo inoltre che l’Italia è un Paese fondatore. È un contributore netto dell’Unione, nel senso che dà più soldi di quelli che riceve. È la seconda potenza manifatturiera d’Europa e la sua capacità di risparmio privato non ha pari all’estero. Sarebbe irragionevole immaginare che un Paese con questi fondamenti economici non partecipi attivamente alla individuazione dei nuovi vertici Ue».
A quale casella potrebbe mirare il nostro Paese?
«Abbiamo fatto la più grande manovra espansiva e sociale di sempre. Stiamo attuando un importante processo di consolidamento dal lato della crescita. E lo stiamo facendo attraverso il rilancio degli investimenti, il taglio delle tasse e il potenziamento delle esportazioni. Le politiche di austerità hanno fallito su tutta la linea, anche nel ridurre il rapporto debito/Pil, che invece è esploso proprio durante il governo Monti passando dal 116,5% del 2011 al 129% del 2013. Occorre dunque invertire il paradigma puntando ancora di più su politiche economiche espansive, che possano imprimere un’accelerazione al Pil. Per questo un Commissario alle materie economiche o alla concorrenza sarebbe molto importante per l’Italia».
Chi vedrebbe bene nel ruolo di italiano in Commissione?
«Guardi, vedrei bene chiunque convenga con la necessità di realizzare una governance economica europea più attenta e più flessibile, più propensa a scorporare gli investimenti produttivi dal calcolo deficit/Pil, più vicina ai territori e più lontana dalle fredde visioni macroeconomiche del passato. Chiunque è in grado di capire che, in una Europa formata da paesi che presentano forti asimmetrie economiche, le regole non possono restare rigide ma devono modularsi sulla base delle specifiche esigenze nazionali. Vorrei un commissario che presti meno ascolto alle agenzie di Rating e più attenzione ai bisogni dei cittadini».
Crede che l’Ue avrà un piglio diverso da quella che c’è stata fino ad oggi?
«Dobbiamo fare di tutto per cambiare le regole europee e far ragionare un’Europa che mi auguro abbia imparato dagli errori del passato. Lo ripeto, le regole si rispettano, ma in condizioni di parità. Lei sa che una Commissione Parlamentare a Bruxelles ha individuato nella nostra Europa ben sette paradisi fiscali? Un fatto inaccettabile per chi sogna come me un’Europa equa e solidale. Chi occuperà i futuri assetti istituzionali dovrà porre velocemente rimedio agli errori del passato perché la posta in gioco è altissima. In gioco c’è la sopravvivenza della stessa Unione».
Al di là dei nomi, quali sono i primi punti che il nuovo Parlamento e la nuova Commissione dovranno affrontare?
«Non ci sono dubbi: crescita, lavoro, ambiente. Tre doni che abbiamo il dovere di portare in dote alle prossime generazioni. Questo è il compito che ci è stato affidato dai nostri padri fondatori, questa è la missione che ci è stata affidata e che, sono certo, realizzeremo con onore e senso di responsabilità».